venerdì 22 ottobre 2010

festa di Ognissanti


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La festa di Ognissanti, conosciuta anche come festa di Tutti i Santi, è una ricorrenza che celebra in un unico giorno la gloria e l'onore di tutti i Santi, anche quelli non canonizzati.

Ognissanti è altresì una espressione cristiana utilizzata per invocare tutti i santi e martiri del Paradiso anche quelli non noti.

La festa cattolica cade il 1º novembre di ogni anno, seguita il giorno seguente, 2 novembre dalla Commemorazione dei Defunti detta anche giorno dei morti, ed è una festività precettata che prevedeva molti anni da una veglia e un'ottava nel obsoleto calendario pre-conciliare.

La festa di Tutti i Santi celebrata anche dalla Chiesa Ortodossa d'Oriente viene celebrata la domenica successiva alla Pentecoste e quindi in chiusura del ciclo pasquale.





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La festa di Ognissanti, conosciuta anche come festa di Tutti i Santi, è una ricorrenza che celebra in un unico giorno la gloria e l'onore di tutti i Santi, anche quelli non canonizzati.



Ognissanti è altresì una espressione cristiana utilizzata per invocare tutti i santi e martiri del Paradiso anche quelli non noti.



La festa cattolica cade il 1º novembre di ogni anno, seguita il giorno seguente, 2 novembre dalla Commemorazione dei Defunti detta anche giorno dei morti, ed è una festività precettata che prevedeva molti anni da una veglia e un'ottava nel obsoleto calendario pre-conciliare.



La festa di Tutti i Santi celebrata anche dalla Chiesa Ortodossa d'Oriente viene celebrata la domenica successiva alla Pentecoste e quindi in chiusura del ciclo pasquale.







Le commemorazioni dei martiri, cominciarono ad esser celebrate nel IV secolo. Le prime tracce di una celebrazione generale invece fanno riferimento ad Antiochia, alla Domenica che seguiva la Pentecoste.



La data della festività fu spostata al 1º novembre in maniera che coincidesse con il Samhain, antica festa celtica del nuovo anno, dopo le richieste dei monaci irlandesi.



Papa Gregorio III scelse questa data come anniversario della consacrazione di una cappella a San Pietro alle reliquie "degli apostoli e di tutti i santi e martiri defunti in tutto il mondo". Ai tempi di Carlo Magno, la festività di Ognissanti era celebrata diffusamente.



Attualmente il giorno della festa di Ognissanti, è tradizione ricorrente far visita ai propri defunti, portando loro un fiore, tradizionalmente un crisantemo, a volte girando più cimiteri o camposanti, e l'occasione per tirare a lucido le tombe ed i loculi dei propri morti, o per dire una preghiera di fronte alle bare dei propri cari.



Tradizionalmente l'orario dei cimiteri per la festa di tutti i Santi è molto amplio con aperture straordinarie in modo da consentire a tutti di fare una visita o portare un fiore ai propri cari, recitando un rosario o una preghiera nelle cappelle dei cimiteri o in chiesa o parrocchia.



Ma il ponte dei morti, è divenuta ormai anche una festa pagana, inizia già la notte del 31 ottobre (notte di halloween) con feste nei locali e nelle discoteche, con migliaia di ragazzi che approfittando della chiusura delle scuole, fanno l'alba partecipando alle manifestazioni della notte delle streghe.



Ma il primo novembre è anche un occasione di festa in cui molti paesi e località organizzano feste, sagre, degustazioni, fiere, mostre e concerti per trascorrere in allegria qualche giorno di festa.

La Cometa Di Halley :Testo canzone di IRENE GRANDI




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Tu vuoi vivere così
per inerzia e per comodità
per qualcosa che non riesco più a capire
e poi ami con tranquillità
come un Dio lontano
che non ha nè problemi
nè miracoli da fare
non capisci che ci ucciderà
questo nostro esistere a metà
che la casa ha i rubinetti da cambiare
eppure un tempo ridevi
e mostrandomi il cielo
mi disegnavi illusioni e possibilità
e la Cometa di Halley ferì il velo nero
che immaginiamo nasconda la felicità
tu vuoi vivere così
coi vantaggi della civiltà
e pontifichi su ciò che ci fa male
non la vedi la stupidità di una relazione
che non ha francamente neanche un asso da giocare

Non ci credi che ci ucciderà
questo nostro vivere a metà
che la stanza ha le pareti da rifare
eppure un tempo ridevi
e mostrandomi il cielo
mi disegnavi illusioni e possibilità
e la Cometa di Halley ferì il velo nero
che immaginiamo nasconda la felicità
lasciami da sola
fallo solo per un po’
lascia stare
non pensarci più
lasciami la radio accesa
lasciami cantare
e qualche cosa da mangiare
servirà
ed una notte piangesti
guardando nel cielo
mi disegnasti illusioni e possibilità
e la Cometa di Halley ferì il velo nero
che immaginiamo nasconda la felicità
eppure un tempo ridevi
e mostrandomi il cielo
mi disegnavi illusioni e possibilità
e la Cometa di Halley squarciò il velo nero
che immaginiamo nasconda la felicità
eppure un tempo ridevi
e mostrandomi il cielo
mi disegnavi illusioni e possibilità
e la Cometa di Halley squarciò il velo nero
che immaginiamo nasconda la felicità
io ti dico addio
tu mi dici ciao
io ti dico addio
tu mi dici ciao
io ti dico addio
tu mi dici ciao.



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La stella di Natale






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Quando Gesù fu nato a Betlemme di Giudea ai tempi del Re Erode, ecco apparire dall'Oriente a Gerusalemme alcuni Magi, i quali andavano chiedendo dove fosse nato il Re dei Giudei, perché - dicevano - avevano visto la sua stella al suo sorgere ed erano venuti ad adorarlo [...]. Allora Erode, accolti segretamente i Magi, si informò accuratamente da loro circa l'epoca in cui la stella era apparsa [...]. Udito il re, essi partirono ed ecco, la stella che avevano visto al suo sorgere, apparve di fronte a loro, finché si arrestò sul luogo dove stava il Bambino. Matteo (II, 1-2)
In ogni presepio del mondo, sopra la grotta che ospita la sacra famiglia, o sulla punta dell'albero addobbato per la festa, trova posto da tempo immemorabile una splendente stella cometa. Vuole la tradizione che i re Magi fossero stati guidati nel luogo dove nacque Gesù proprio da una luminosa cometa, divino messaggero del glorioso evento. Ma quanto c'è di verificabile, dal punto di vista astronomico, in questa affascinante rappresentazione? La stella dei Magi è esistita davvero?

I progressi odierni della scienza permettono, grazie a computer con programmi di calcolo sempre più potenti ed all'affinamento dell'indagine storiografica ed archeologica di ricostruire con grande precisione il cielo notturno osservato dai nostri progenitori migliaia di anni e di dare un contributo decisivo alla risoluzione di un "caso" affascinante ed assai complicato.

L'interesse degli astronomi per la stella di Betlemme è sempre stato vivo e non accenna a diminuire: dopo duemila anni si susseguono ancora interpretazioni e studi al riguardo. Superata come è giusto che sia la volontà di far corrispondere fatti ed eventi scientificamente provati alle parole degli Evangelisti, come se l'attendibilità delle Sacre Scritture dovesse risiedere nella verificabilità storica e scientifica dell'interpretazione letterale, pare sia mantenuta solo dagli astronomi la speranza di poter conferire un senso preciso a questo astro misterioso.



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Quando nacque Gesù?

Diventa necessario per la nostra indagine andare alla ricerca di tutti i possibili fenomeni astronomicamente rilevanti, e possibilmente riportati nelle cronache dell'epoca, avvenuti in corrispondenza della nascita di Gesù.

Questa viene celebrata, come tutti sappiamo, il 25 dicembre: ma nel passato le cose andavano ben diversamente. Su questa data per lungo tempo la comunità cristiana fu dubbiosa, visto che mancava al riguardo una tradizione apostolica. L'origine della natività del 25 dicembre andrebbe considerata nell'ottica di un'importante festa pagana, la celebrazione del Sol invictus, dio del Sole e signore dei pianeti: in quei giorni, infatti, avviene il solstizio invernale, che segna il momento a partire dal quale il Sole riprende il suo moto in salita sull'eclittica (1) facendo allungare di conseguenza le giornate. Il messia veniva spesso descritto come "Sole di giustizia" e lo stesso vangelo ne parla a volte paragonandolo al Sole. Ecco spiegata la preferenza per questa data, anche se probabilmente non è esatta: la scelta del 25 dicembre sembra quindi essere derivata dalla necessità, per la nuova religione del Cristianesimo che si stava diffondendo, di contrapporre una festa cristiana ad una pagana, ed è stata accettata come storicamente certa da Sant'Agostino verso la metà del IV secolo.

Ricordiamo che in Palestina e a Gerusalemme ancora fino al V secolo era comunque l'Epifania ad essere festeggiata in memoria della nascita di Cristo. Storici famosi come Clemente Alessandrino propendevano per il 6 gennaio, altri per il 10 gennaio o il 25 marzo. Consideriamo allora come intervallo temporale accettabile per la nascita di Cristo il periodo dal 20 dicembre al 20 marzo. E per quanto riguarda l'anno di nascita?

L'anno zero della nostra epoca fu stabilito dal monaco Dionigi il piccolo vissuto nel VI secolo: dopo laboriosi calcoli ed indagini egli si convinse che coincidesse con il 754° anno dalla fondazione di Roma. Oggi sappiamo che Dionigi sbagliò in eccesso di almeno quattro anni. Nella lettura dei Vangeli vi sono riferimenti che ci aiutano a fissare un limite superiore ed uno inferiore alla nascita di Cristo.

Lo storico Giuseppe Flavio racconta che Erode morì in un giorno intermedio tra un'eclisse di Luna visibile a Gerico e la Pasqua ebraica successiva. Conti alla mano si scopre che questa eclisse avvenne nella notte tra il 13 e il 14 Marzo dell'anno 4 avanti Cristo. Allora, essendo Erode morto nella primavera del 4 a.C. ed essendo stato visitato dai Magi quando Gesù era già nato, Gesù stesso deve essere venuto alla luce come minimo quattro anni prima di quanto vuole la tradizione. D'altra parte questa data non può essere anticipata oltre il 7 a.C., perché questo è l'anno del censimento voluto da Augusto in conseguenza del quale - secondo l'evangelista Luca - Giuseppe e Maria, genitori di Gesù, furono costretti a tornare nella natia Betlemme. Fu allora che Erode "mandò ad uccidere tutti i maschi che erano in Betlemme e in tutto il territorio dall'età di due anni in giù, secondo il tempo del quale s'era esattamente informato dai Magi", Matteo (2,16).



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Chi erano i magi?

I Magi appartenevano originariamente una delle dei tribù in cui era diviso il popolo dei Medi. Essi costituivano la classe sacerdotale: in Persia infatti, dove vivevano, il loro nome assunse il significato generico di sacerdoti. I Magi esercitavano la professione che oggi definiremo astrologia: alla corte di Babilonia essi interpretavano i segni celesti, osservando i moti delle stelle e dei pianeti, traendone auspici favorevoli o meno. La "stella" che essi videro era uno di quei segni con i quali presso i pagani la divinità rendeva noti i propri disegni. Alcuni testi arabi collegano i Magi alla religione iranica e a Zoroastro "fondatore della dottrina del magismo", al quale veniva attribuita tra le altre cose anche la profezia della nascita di Cristo.

Oggi sorridiamo del fatto che gli astri possano avere un'influenza prevedibile sul nostro agire quotidiano, o che tantomeno permettano di predire eventi futuri: l'astrologia ha perso ogni fondamento di scientificità, anche presunta, con l'avvento del metodo scientifico nel 16° secolo. Non dobbiamo dimenticare tuttavia che astronomia e astrologia hanno proceduto di pari passo per secoli, la prima al servizio della seconda. Fu a causa della creduta influenza dei corpi celesti sul destino dell'uomo che i sapienti dell'epoca affinarono la propria conoscenza sull'astronomia posizionale.



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La stella dei Magi nelle letture sacre.

I Vangeli sono una fonte privilegiata per inquadrare con una certa precisione la "stella" che videro i Magi. Dal Vangelo di Matteo ci proviene un'utile informazione: il fenomeno astronomico osservato dai Magi fu si importante ma non certo eclatante, ossia perfettamente evidente a chiunque. In caso contrario anche Erode ne sarebbe stato a conoscenza e non avrebbe dovuto chiederne informazioni dettagliate. Da perfetti conoscitori della volta celeste quali erano, i Magi sicuramente si resero conto che ciò che videro, nel loro lungo viaggio da Babilonia a Betlemme, era qualcosa di importante per la propria esperienza di studiosi del cielo, anche se poi, a livello popolare, poteva passare del tutto inosservato. Ecco dunque perché furono i Magi a vedere "la stella" e non altri: solo loro erano in grado, come esperti osservatori delle stelle, di apprezzarne la particolarità.

Di grande interesse sono anche i Vangeli apocrifi, che la Chiesa esclude dal novero di quelli canonici per motivi dottrinali. Dopo il concilio di Trento i primi persero credito nei confronti dei secondi, ma ebbero una vita sotterranea molto intensa almeno fino al Medioevo, influenzando fortemente l'iconografia cristiana. Gli stessi Vangeli apocrifi, nella loro forma orale, sembrano avere un'origine molto remota, perlomeno come i Vangeli canonici, e contengono elementi dogmatici che la Chiesa ritiene validi. Nel Protovangelo di Giacomo (databile tra il 130 e il 140 d.c.) viene più volte ribadito un concetto: la stella è un simbolo di regalità, rappresenta l'annuncio della nascita di un re. Un altro Vangelo apocrifo, quello definito dello Pseudo-Matteo, delinea molti particolari sulla grotta di Gesù e sulla brillante stella che vi splendeva dal tramonto all'alba. Nei Vangeli apocrifi redatti in Siria intorno al VI secolo si leggono molti altri dettagli: i Magi, avvertiti da un angelo, intrapresero un viaggio durato nove mesi guidati da una stella e giunsero a destinazione nel momento in cui la Vergine dava alla luce Gesù. Sono questi stessi scritti che identificano i Magi con i loro nomi.


[...] la stella si muoveva precedendoli, fin quando si fermò sopra la grotta. Allora la sua forma cambiò e divenne simile ad una colonna di luce che si levava dalla terra al cielo. L'angelo che aveva assunto la forma di una stella ritornò per far loro da guida [...].
Un fatto importante va sottolineato quando prendiamo spunto dalle letture evangeliche riguardanti la "stella" dei Magi: quest'ultima è una prova molto evidente di quanto nella cristianità degli albori fosse penetrata la cultura laica, ed astrologica in particolare. I racconti di Matteo e dei Vangeli Apocrifi dovettero fare i conti per molto tempo con la scarsa considerazione per l'astrologia, frequente nei primi secoli del cristianesimo. Molti la ritenevano addirittura una pratica demoniaca, che avesse avuto comunque una sua liceità fino alla nascita di Cristo. L'adorazione dei Magi attestava proprio la superiorità dei Vangeli sulle convinzioni dei pagani, rappresentava l'inchinarsi della cultura orientale alla dottrina cristiana e la fine della validità dell'astrologia. I padri della chiesa del IV secolo attribuirono alla "stella" dei magi caratteristiche miracolose, per cercare di togliere ad essa ogni carattere di premonizione astrologica. S.Basilio faceva osservare che la stella in se non era né un pianeta, né una cometa o altro: era qualcosa di straordinario, per esempio nel suo movimento diverso da quello degli astri conosciuti, e non poteva certo essere identificata con una stella da cui trarre un oroscopo. Essa era in realtà un angelo, un diretto segno del cielo. Le credenze astrologiche non uscirono tuttavia sconfitte da questa interpretazione, anzi, continuarono a diffondersi più o meno sommessamente.

Tracciamo allora un identikit della "stella" dei Magi. Innanzi tutto essa non apparì eccezionale alla gente comune, mentre la sua osservazione fu particolarmente significativa durante l'opposizione (2) al Sole. Inoltre la stella si mostrò una prima volta, scomparve, poi ricomparve. Quale fenomeno astronomico, dunque, può aver attirato l'attenzione dei Magi tra il 7 e il 4 a.C.?



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L'ipotesi cometaria.

Pare che il primo ad interpretare la stella di Matteo come un oggetto astronomico vero e proprio sia stato Origene, teologo alessandrino vissuto nel III secolo. Nel suo Contra Celsus egli sostiene con fermezza la realtà astronomica dell'evento, che interpreta come la comparsa di una brillante cometa (3).

Una prima constatazione molto importante tuttavia emerge subito: Matteo non fa assolutamente cenno ad una cometa, ma parla di una stella in maniera generica.

È probabile che anche nelle prime comunità cristiane la stella dei Magi fosse interpretata come una cometa. Presso i Babilonesi queste erano considerate come oggetti astronomici, fonti di buono o cattivo auspicio a seconda della loro posizione in cielo, luminosità, colore. Aristotele le relegò al mondo sublunare come fenomeni astronomici, mentre Tolomeo ne sottolineava l'importanza per la predizione di importanti eventi. Innumerevoli sono gli esempi che vedono le comete come atteso segno per l'avvento di re o imperatori, oppure causa di profondi cambiamenti politici, o carestie e pestilenze. Fu così che nel 118 a.c. una luminosa cometa sembrò indicare la nascita di Mitridate, re del Ponto. Più tardi, nelle parole di Tacito leggiamo il terrore che incutevano a Roma: Nerone ne fu impaurito a tal punto, era il 64 a.c., da sacrificare alcuni noti personaggi romani per evitare potenziali tragedie.

Si cominciò a parlare insistentemente di un astro chiomato solo a partire dal 1300. Il grande pittore Giotto osservò personalmente una meravigliosa apparizione della cometa di Halley e, comprensibilmente, non resistette all'idea di disegnare il grande evento astronomico sulla scena della natività nella Cappella degli Scrovegni a Padova nel 1301. Molti storici ritengono che la tradizione popolare della stella cometa abbia tratto particolare forza proprio da questa rappresentazione.

A favore dell'ipotesi cometaria si potrebbero portare diverse prove: ai Magi la stella appare due volte, la prima quando li guida verso la Palestina, la seconda da Gerusalemme a Betlemme. Potremmo interpretare questo fatto come la visibilità di una cometa prima alla sera e poi alla mattina, dopo il passaggio al perielio (4).

mercoledì 25 agosto 2010

18 Settembre 2010 Moon Wath Party – La Notte della Luna a Dolceacqua (IM)



L’appuntamento è per il prossimo 18 settembre 2010, alle ore 21.00. L’evento è organizzato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e dalla NASA, con il supporto dell’Unione Astrofili Italiani (UAI).




Si tratta del primo evento pubblico mondiale dedicato alla comunità di appassionati delle osservazioni astronomiche ma anche alle famiglie, ai bambini e a tutti coloro che desiderano poter ammirare il nostro bellissimo satellite con occhi diversi: i telescopi!



Moon Watch Party, così lo chiamano gli americani che per primi hanno lanciato l’iniziativa promossa appunto dal NASA Lunar Science Institute con la collaborazione del Lunar Planetary Institute e del Lunar Reconiassance Orbiter.



Parteciperemo a questo evento spostandoci per l’occasione nel castello dei Doria di Dolceacqua, il bel borgo ligure che, fra caruggi oscuri e cantine odorose, ci riporta ai secoli oscuri del dominio feudale, in un’intensa evocazione di suggestioni storiche.

Un luogo unico da cui partiremo per compiere un viaggio che ci “porterà” sulla superficie lunare, tra montagne ed enormi crateri, per scoprire e conoscere meglio il nostro unico satellite.



Appuntamento alle ore 21 – INGRESSO LIBERO



Ecco come si presenterà la Luna il 18 Settembre.








◦La Notte della Luna – INAF





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Stelle cadenti: Perseidi 2010, come osservare le "Lacrime di San Lorenzo"

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http://www.astroperinaldo.it/blog Le Perseidi, comunemente note come lacrime di san lorenzo, sono probabilmente l'evento astronomico che più interessa il grande pubblico.





La visibilità di queste stelle cadenti è buona per quasi tutto il mese, ma il momento di massima attività sarà nella notte tra il 12 ed il 13 Agosto.

Perseidi, scienza e poesia nelle notti delle "stelle cadenti"











La tenue scia di una "Perseide" dalla terrazza dell'Osservatorio di Campo dei Fiori. (foto di Marco De Candido del 12 Agosto 2000 - pellicola KODAK T- MAX P3200 ISO tirata a 25000 ISO; esposizione 35 sec. f/2,8). Occorrono cieli molto bui, molta pazienza, prontezza di riflessi e anche un po' di "fortuna" per cogliere l'attimo durante il quale la tenue "scia di una stella cadente" compare in cielo.
Una foto nel complesso abbastanza difficile da ottenere.






Durante le serate estive a chi non è mai capitato di alzare gli occhi verso il cielo alla ricerca di qualche "stella cadente"?
Ognuno, prima o poi, nel vedere quelle lontane scie luminose, si è ritrovato ad esprimere un desiderio, legandolo ad un fenomeno celeste così rapido e suggestivo.

Da sempre gli uomini, attratti dalla bellezza della volta celeste, hanno osservato stelle cadenti singole o a sciami, ma solo dal secolo scorso sappiamo che cosa sono realmente questi oggetti.


Natura e origine
La fantasia popolare le ha definite "stelle che cadono", ma il termine è quanto mai scorretto: le scie luminose che vediamo nel cielo non possono essere "stelle" in caduta libera, poichè le stelle - come il nostro Sole del resto - sono corpi enormi e caldissimi, composti principalmente da idrogeno ed elio, che terminano le loro lunghissime vite (miliardi di anni) esplodendo o spegnedosi in modo più o meno burrascoso.
E' vero che osservando questo fenomeno ci viene subito in mente una "stella morente", e forse è proprio per questo che gli uomini vorrebbero che portasse con sé, nel suo ultimo viaggio, un desiderio da lasciare chissà dove.


Le stelle cadenti si possono osservare durante tutto l'anno con una media di circa una per ogni quarto d'ora, purchè ci si trovi sotto un cielo buio e pulito, come ormai è difficile trovare, persino in alta montagna, a causa del cattivo uso dell'illuminazione notturna che spesso disperde verso l'alto la maggior parte della propria luce (come nel caso delle illuminazioni a globo) rischiarando il cielo, non la terra, con enorme spreco energetico. Fino all'inizio dell'800 le stelle cadenti non destarono particolare curiosità negli astronomi che erano piuttosto propensi a ritenerle un fenomeno atmosferico, meteorologico o quasi, tanto da essere indicate come meteore, nome scientifico che portano tuttora. Anche se nella tradizione popolare era noto forse da secoli che le stelle cadenti erano più abbondanti nel mese di Agosto, tanto da attribuirle al pianto di S. Lorenzo, martirizzato il 10 Agosto del 258 DC, solo attorno al 1830 vennero raccolte prove statistiche che dimostravano la ricorrenza annuale del fenomeno. L'attenzione del pubblico e degli scienziati verso il fenomeno delle stelle cadenti fu certamente galvanizzato dall'eccezionale pioggia meteorica del Novembre 1833 quando in poche ore migliaia di meteore solcarono i cieli, evento che si è ripetuto nella notte tra il 17 e il 18 Novembre 1999, quando i fortunati spettatori convenuti sulla terrazza dell'Osservatorio di Campo dei Fiori poterono contare fino a 9000 meteore all'ora. Finalmente nel 1838 indipendentemente Adolphe Quetelet direttore dell'osservatorio di Bruxelles e l'astronomo dilettante Edward Herrick, dagli Stati Uniti, annunciavano la scoperta di numerose ricorrenze annuali di sciami meteorici, tra cui spicca per quantità e continuità quello del 10 di Agosto. Cosa fossero, restava un mistero. Il primo a comprendere la natura del fenomeno fu Giovanni Virgilio Schiaparelli , eclettico astronomo piemontese, per molti anni Direttore dell'Osservatorio Astronomico di Brera a cui è dedicato l'Osservatorio varesino, in onore anche al suo talento di divulgatore scientifico.



(La cometa Swift-Tuttle nel passaggio ravvicinato del 1862)
La teoria di Schiaparelli, poi rivelatasi esatta, ipotizzava che le comete, durante i loro avvicinamenti al sole, che le portano ad evaporare formando una lunga coda di gas e polveri spazzata dal vento solare, lasciassero dietro di sé, pressappoco sulla stessa orbita, numerosissimi detriti (pezzetti di ghiaccio, sassolini, polveri). Quando la Terra, viaggiando nello spazio, attraversa queste regioni, i minutissimi detriti entrano nell'atmosfera terrestre ad altissima velocità (fino a 50 Km/secondo, oltre 50 volte la velocità di una pallottola di fucile), ed evaporano a causa del forte attrito e surriscaldamento lasciando talvolta anche una scia colorata, dovuta alla ionizzazione dell'aria.
Il tratto di orbita più prossimo alla cometa è naturalmente quello più ricco di polveri e quindi negli anni più vicini al transito della cometa, l'attività dello sciame meteorico si accentua. La cometa Swift-Tuttle, dopo essere stata osservata per 3 mesi nel 1862 è stata riscoperta nel 1992 dopo essere stata cercata infruttuosamente per quasi 10 anni poiché l'orbita era stata leggermente modificata dai getti di gas, un po' come avviene per i satelliti artificiali. All'avvicinamento della cometa hanno fatto da contorno degli sciami meteorici particolarmente intensi nel 1980 e attorno al 1992. Impossibile prevedere esattamente quale sarà l'intensità della pioggia delle stelle cadenti quest'anno ma in passato raramente si sono potute contare più di un centinaio di meteore/ora anche in condizioni ottimali, sotto cieli molto scuri e puliti e senza il chiarore lunare. Effetti sulla Terra
Le stelle cadenti, che d'ora in poi chiameremo meteore - questo è il nome corretto - sono degli oggetti innocui per la Terra perché, in ogni caso, non riescono a raggiungere la superficie terrestre, ma si disgregano già negli starti più alti dell'atmosfera, a circa 90-120 km dal suolo.
Tuttavia il nostro pianeta subisce un bombardamento incessante da parte di questi piccoli oggetti: da calcoli fatti pare che ne cadano ogni giorno una quantità pari a 400 tonnellate!



Il "meteor crater" in Arizona
Altra cosa sono, naturalmente, le meteoriti: con questo termine si designano quegli oggetti, in genere più grandi di 30 m, che riescono ad attraversare l'atmosfera e raggiungono la superficie terrestre.


In passato il nostro Pianeta fu colpito più volte da questi oggetti, che hanno lasciato tracce assai vistose soprattutto in aree desertiche o nelle regioni polari.


Gli "sciami meteorici"
Poichè il Sistema Solare è ricco di comete, la Terra attraversa un gran numero di "scie" residue, che prendono il nome di "sciami meteorici": convenzionalmente se ne contano più di 200!
Ci sono sciami più o meno ricchi di corpi, più o meno famosi, questo dipende essenzialmente dalla portata dello sciame detritico lasciato dalla cometa.
Le due "piogge" più importanti sono quella che ci apprestiamo ad osservare in questi giorni, le cosidette "Perseidi" e quella novembrina delle "Leonidi", che negli ultimi anni ci ha regalato nottate di vera emozione.



tratto da Science Nasa









Il nome delle "piogge" viene attribuito dalla costellazione dalla quale le meteore sembrano provenire; pertanto la "pioggia di San Lorenzo", che sembra provenire dalla costellazione del Perseo, è stata chiamata pioggia delle Perseidi, quella novembrina si chiama "delle Leonidi" poiché sembra provenire dalla costellazione del Leone.


Questo punto nel cielo è detto "radiante".









Lo sciame delle Perseidi che si verifica annualmente in genere non è di grande portata.
Non aspettiamoci, quindi, di vedere uno "spettacolo" pirotecnico, ma solo rare e tenui scie effimere come un pensiero.
La loro fama deriva, probabilmente, non dalla loro spettacolarità, bensì da un insieme di fattori: tradizione popolare legata al martirio di San Lorenzo (il 10 Agosto), la celebre poesia del Pascoli, che immortala in versi, "il pianto" del cielo e, non ultimo, forse, quel desiderio che anima la gente, in periodo di caldo estivo e clima di vacanze, di evadere dal consueto e riscoprire, in cielo, qualcosa di nuovo e di antico.


Lo "slittamento" di data
Osservando attentamente già nella sera del 10 Agosto, giorno di S. Lorenzo, è possibile scorgere qualche meteora, ma il massimo della loro visibilità è previsto nella notte tra il 12 e il 13 Agosto.
Vi è stato infatti un progressivo slittamento della data del massimo di questo sciame, dell'ordine di circa un giorno e mezzo per secolo dovuto alla "precessione degli equinozi", cioè alla lentissima rotazione dell'asse di rotazione terrestre nello spazio.
Per osservare le stelle cadenti non sono pero' necessari i telescopi. Basta una buona vista, una comoda sdraio e soprattutto un cielo buio e limpido e tanta pazienza.
La costellazione di Perseo, ove è situato il radiante, sarà visibile per tutta la notte, raggiungendo la massima altezza sull'orizzonte - circa 65 gradi- all'alba.



L'intero periodo di osservabilità delle Perseidi si estende comunque, sia pure con minore intensità rispetto al periodo del massimo, dal 15 Luglio al 24 Agosto.


La cometa Swift Tuttle 1992t
fotografata al suo ultimo passaggio ravvicinato alla Terra

(foto F.Bordignon, F.Paglia,
Osservatorio Schiaparelli -13.11.1992)



Le condizioni di visibilità per il 2008
Nel 2008 le condizioni di visibilità di questo sciame saranno moderatamente favorevoli poichè la luna sarà crescente di circa 10 giorni e con il suo chiarore cancellerà in serata le meteore più deboli. Tuttavia la luna tramonterà poco dopo la mezzanotte (il giorno 11) e verso l'una nella serata del 12 consentendo una osservazione ottimale nella seconda parte della notte, quando tra l'altro sorge il radiante. Anche se l'attività negli ultimi anni si è un poco ridotta rispetto agli anni '90, più prossimi al passaggio della cometa Swift Tuttle, sarà possibile osservare fino a una stella cadente/minuto prima dell'alba del giorno 12.

Le condizioni di visibilità per il 2009

Il picco si verifica dal 10 al 14 agosto, con culmine verso il 12 agosto. Quest'anno, poco prima dell’alba del 12 agosto è atteso un aumento del numero di meteore rispetto alla normale attivita', a causa dell’incontro con concentrazioni di residui di vecchi passaggi della cometa Swift Tuttle. Purtroppo ciò accadrà quando da noi sara' gia' giorno. Comunque sarà interessante osservare prima dell'alba, quando si potrebbero verificare cadute notevoli. La “pioggia” dovuta alla componente annuale (quella presente anche nei giorni prima e dopo) dovrebbe mostrarsi piu' cospicua il 12 gia' prima del crepuscolo serale, ma noi potremo cominciare a seguirla quando il radiante sarà sorto dall'orizzonte, poco prima delle 22h. Per tutta la notte sara' presente il chiarore della Luna che purtroppo disturbera' le osservazioni



Le condizioni di visibilità per il 2010

Quest'anno la luna sarà una sottile falce crescente (luna nuova il giorno 10 Agosto) nel giorno del massimo delle stelle cadenti e quindi non disturberà le osservazioni. Il massimo dello sciame, come di consueto, si situa nella seconda parte della notte 12-13 Agosto quando il radiante (costellazione di Perseo) sorgerà a Nord-Est. Alcuni scienziati stimano che il tratto di orbita della cometa Swift Tuttle che la terra incrocerà nel 2010 potrebbe essere stato perturbato dal pianeta Saturno e quindi un poco più vicino al nostro pianeta rispetto al solito. Antiche orbite della cometa (passaggi del 1349 e 1479) potrebbero creare dei picchi secondari di meteore tra le ore 14 e le ore 21 del giorno 12, quando in Italia sarà purtroppo ancora giorno.

" PERSEIDI" - UNA SERATA CON IL NASO ALL'INSU' - 12 AGOSTO 2009

In collaborazione con il Comune di Varese, la Provincia di Varese e l’Ufficio Scolastico Provinciale, l'incontro con il pubblico in occasione delle stelle cadenti "Perseidi" che da anni si teneva tradizionalmente alla Cittadella di Campo dei Fiori è stato spostato nell'incantevole parco di Villa Toeplitz. La manifestazione, parte dell'anno Internazionale dell'Astronomia 2009, è stata premiata dalla presenza di oltre 500 persone accorse per prendere parte all’iniziativa. Sant’Ambrogio è stata presa d’assalto. Verso le ore 21, quando ormai era calata la notte, Giuditta Galli ha intrattenuto il pubblico sul fenomeno : che cosa sono le stelle cadenti e da dove si originano quelle luci che vediamo sfrecciare nel cielo, con l'ausilio di spettacolari immagini proiettate su uno dei grandi schermi recentemente donati all'associazione.
Nel corso della serata, il pubblico ha potuto apprezzare sia il passare fugace di alcune meteore, sia la visione di diversi oggetti celesti inquadrati dai nostri telescopi speditivi montati appositamente sul grande prato. Ogni tanto il brusio della folla veniva interrotto da esclamazioni di ammirazione per il passaggio delle meteore più luminose e chissà quanti desideri saranno stati esauditi! Le osservazioni sono continuate fin dopo mezzanotte, quando abbiamo dovuto chiudere i cancelli della villa, mettendo la parola fine all'osservazione di un cielo meraviglioso che ha affascinato il numeroso pubblico presente.

Ancora una volta abbiamo adempiuto allo scopo principale della nostra associazione: la divulgazione popolare, creare cioè un ponte di comprensione fra la gente e la scienza, come contemplato dallo statuto voluto dal nostro Fondatore e Presidente, Salvatore Furia.

Grazie a tutti i partecipanti e

..............a tutti i nostri volontari che hanno organizzato e gestito la serata con professionalità e tanto entusiasmo. Bravi, ragazzi!




Comunque ricordiamo che per l'osservazione delle stelle cadenti non occorrono telescopi, ma solo una bella sedia a sdraio comoda, oppure un plaid e soprattutto, fattore molto più difficile da trovare, un luogo buio, lontano dalle luci delle città, dalle autostrade, dalle discoteche, dagli Ippodromi.
Occorrono buoni occhi e tanta, tanta pazienza!

giovedì 8 luglio 2010

Le Stelle di mare

Le Stelle di mare, phylum Echinodermi classe Asteroidei,
Pteraster obscurusPteraster  obscurus
devono il nome proprio alla loro caratteristica forma stellata del corpo, assunta dalla maggior parte delle specie, essendo alcune tozze e pentagonali; infatti dalla regione centrale dipartono varie braccia, in genere in numero di cinque, ma a volte più numerose sino ad un massimo di una cinquantina. Esistono specie di taglia ridotta, altre di notevoli dimensioni, potendo infatti raggiungere un diametro massimo di circa un metro. Generalmente hanno colorazioni vistose , rosse, verdi , azzurre o gialle, che conferiscono all’animale un aspetto molto decorativo. Le Stelle marine sono diffuse in tutti i mari del mondo, dalla superficie sino alle acque abissali. Conducono una vita bentonica, vale a dire strettamente legata al substrato, si possono trovare nel fango, nella sabbia, nelle praterie di alghe o sulle roccie, dove si muovono grazie ai pedicelli ambulacrali, alla ricerca di cibo, in massima parte costituito da detriti organici, la cui presenza è avvertita a distanza grazie a dei recettori chimici di cui sono provviste.


Crossaster papposusCrossaster  papposus
Si nutrono anche di animali vivi, quali crostacei, ricci di mare, molluschi e spugne. Ad esempio alcune specie provviste di braccia molto flessibili bloccano il guscio del mollusco esteroflettendo su di esso una porzione dello stomaco che produce succhi digestivi; successivamente ingeriscono la preda espellendo le valve della conchiglia. In altre specie la stella blocca entrambe le valve della conchiglia e, con una forza prolungata e continua riesce ad aprirle sino a riuscire a succhiarne le parti molli con la bocca assai dilatabile. Le stelle che vivono sui fondali fangosi e sabbiosi si nutrono in genere delle particelle organiche presenti sul fondo. Caratteristico di questi animali è il fototropismo negativo, che si rileva in quasi tutte le specie: sfuggono la luce e perciò si possono trovare più facilmente nelle zone d'ombra. L'intensità luminosa dell'ambiente viene valutata grazie a degli organi di senso posti all'apice delle braccia


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Quante stelle ci sono sulla bandiera americana?





La bandiera statunitense consiste di tredici strisce orizzontali rosse e bianche alternate (la prima dall'alto è rossa); nel quadrante superiore sul lato dell'asta è presente un rettangolo blu con 50PICCOLE STELLE bianche a cinque punte, disposte su nove file da sei o cinque stelle che si alternano (la prima è da sei). Le 50 stelle rappresentano i 50 stati confederati degli Stati Uniti, e le 13 strisce rappresentano le tredici colonie originarie.

Viene comunemente chiamata "Stars and Stripes" o, meno comunemente, "Old Glory". Il termine "Old Glory" tecnicamente si riferisce alla versione con 48 stelle usata dal 1912 al 1959. La bandiera ha subito molti cambiamenti da quando le 13 colonie inglesi del Nord America la adottarono per la prima volta.

Per i cittadini statunitensi, la loro bandiera simboleggia molte cose. Rappresenta le libertà e i diritti garantiti dalla Costituzione degli Stati Uniti e dalla "Carta dei diritti". Per molti di essi è un simbolo di libertà personale e individuale.

La bandiera ha sventolato in battaglia per la prima volta a Cooch's Bridge nel Maryland il 3 settembre 1777 durante la Guerra di indipendenza americana.

La bandiera originale aveva tredici stelle. Man mano che altri stati si aggiungevano all'Unione, sono state aggiunte altre stelle, ma il numero di strisce è rimasto quello originale. Un'eccezione fu la bandiera a 15 stelle che aveva anche 15 strisce. Fu questa bandiera che ispirò Francis Scott Key a scrivere "The Star-Spangled Banner" (la bandiera orna di stelle), l'inno nazionale degli Stati Uniti d'America.

Quando la bandiera viene modificata, il cambiamento avviene sempre il 4 luglio a Filadelfia in Pennsylvania, come conseguenza del Flag Act del 4 aprile 1818. Il 4 luglio, il giorno dell'indipendenza degli Stati Uniti, commemora la fondazione della nazione. Il cambiamento più recente, da 49 a 50 stelle, avvenne nel 1960, dopo che le Hawaii diventarono uno stato. Prima di questo, l'ammissione dell'Alaska nel 1959 fece debuttare una bandiera a 49 stelle che ebbe vita breve.

Il metodo approvato per distruggere una bandiera vecchia o consunta consiste nel bruciarla in una semplice cerimonia. Bruciare la bandiera è stato anche usato come atto deliberato di mancanza di rispetto, in tempi di protesta contro le azioni del governo statunitense.

Lo storico inglese Sir Charles Fawcett ha suggerito che il disegno della bandiera sia derivato da quello della bandiera della Compagnia Inglese delle Indie Orientali.





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Le stelle ...uno dei siboli attualmente piu' usato tra i tatuaggi...


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Le stelle ...uno dei siboli attualmente piu' usato tra i tatuaggi...
Ultra di moda le stelle sono molto usate ultimamente per i tatuaggi...
La stella a cinque punte rappresenta l'uomo nuovo.

L'Essere Umano mentre sviluppa se stesso
dando la caccia alla Coscienza di Sé lungo la via del Se.
L'Essere Umano che, superato il condizionamento educazionale e raggiunta la totalità del superio, va alla ricerca dell'io psichistico.
Una stella a cinque punte eseguita con una linea chiusa.
Perché l'Essere Umano segue una linea chiudendo un ciclo attraverso la costruzione del proprio Potere di Essere e sviluppando la Coscienza di Sé. Le stelle sono divenute oggi uno dei tatuaggo piu' usati ...spesso anche molto usati sono i disegni tatuaggio zodiacali.










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giovedì 24 giugno 2010

POSIZIONE DELLE STELLE NEL MESE DI LUGLIO

Luglio

luglio

Ercole, l’antico eroe semidio, alto verso lo zenith, pare piegare le ginocchia e levare le braccia in atto di chiedere clemenza agli dei.

Lo precedono il Bifolco con Arturo e la Corona Boreale. Ad est lo segue la splendida luce di Vega mentre a nord l’alto cielo è occupato dal sinuoso corpo del Drago.

Dodici sono le costellazioni zodiacali e di queste, nel cielo di luglio sono visibili: al tramonto il Leone, seguito dalla Vergine e dalla Bilancia, quadrangolo di stelle di terza grandezza, alfa, beta, gamma, sigma, tra cui alfa è una facile doppia.

Lo Zodiaco continua con lo Scorpione dove sono gli ammassi globulari M 80 e M 4.

Ofiuco, avvolto dalle spire del Serpente, pur attraversata da un buon tratto dell’eclittica, non è costellazione zodiacale.

Lo segue il Sagittario, appena spuntato dall’orizzonte sud orientale.

Questa costellazione appare composta da un piccolo rettangolo sghembo costituito dalle stelle tau, zeta, sigma, fi, preceduto da un arco di 5 stelle: mi, lambda, delta, epsilon, eta, dove è già pronta a scoccare la freccia con la stella gamma.

Qui si ritrova il meraviglioso centro della Via Lattea, con alcune delle più belle nebulose diffuse galattiche: M 20 o nebulosa “trifida”, così chiamata perché nelle fotografie appare divisa in tre lobi, la nebulosa M 8 “della laguna” che, più esattamente, è costituita da una nebulosa diffusa e da un ammasso aperto, M 17 o nebulosa a “ferro di cavallo” e M 24.

L’ ammasso aperto M 21 e l’ammasso globulare l’M 22. Ancora più ad oriente del Sagittario, appena sopra l’orizzonte, le poche pallide stelle del Capricorno.

La Via Lattea attraversa il cielo orientale da nord a sud dividendosi in due grandi rami luminosi laddove il Cigno spicca il suo volo.

Il Delfino, l’Aquila e la Saetta splendono ad est.

L’alato cavallo Pegaso si eleva a nord est con le stelle epsilon, zeta, alfa, beta e gamma, trascinando con sé l’incatenata Andromeda.

Il meridiano è determinato da una linea che dalla Polare scenda verso sud, passando presso la eta del Drago, la tau e la kappa di Ercole, la gamma del Serpente e la beta dello Scorpione.

mercoledì 23 giugno 2010

Il Solstizio e i suoi significati





Il Solstizio è un evento che fornisce un gran numero di interessanti spunti di riflessione per chi si interessa di scienze esoteriche, che vanno molto al di là dei suoi aspetti tecnico-scientifici che ci insegna l'astronomia moderna. Uno dei sette princìpi ermetici del Kybalion, testo cardine della scienza esoterica di origine occidentale, afferma che ogni cosa nell'Universo si manifesta attraverso un ritmo, attraverso un'oscillazione tra due opposte polarità tra loro complementari.

L'esistenza in ogni cosa di questo ritmo oscillatorio bi-polare la si può facilmente verificare osservando i cicli della natura e delle attività umane, e più in generale in come si manifesta ogni forma di vita. Tutto è un continuo alternarsi di luce e ombra, caldo e freddo, secco e umido, crescita e caduta, veglia e sonno, attrazione e repulsione, creste d'onda e cavi d'onda, e si potrebbe andare avanti all'infinito. Meditare su questo ritmo di alternanza tra polarità opposte è sempre un ottimo esercizio per mettersi in sintonia e in armonia con i ritmi dell'Universo, e l'evento del Solstizio è quanto mai adatto a questo scopo essendo uno dei punti culminanti di uno di questi cicli cosmici.
Durante il Solstizio infatti il Sole raggiunge la massima o minima altezza sull'orizzonte, determinando il massimo e minimo numero di ore di luce o tenebre nei due emisferi terrestri.
Durante gli Equinozi, le due forze contrapposte sono invece in perfetto equilibrio tra loro e la durata di giorno e notte è esattamente uguale. Riconoscere in ogni cosa l'esistenza di questi ritmi può contribuire ad avere un atteggiamento più equilibrato e rilassato nei confronti della vita e dei suoi eventi, e inoltre saper identificare le fasi ritmiche in ogni attività umana e in ogni situazione della vita può essere di grande utilità pratica.

Nel mondo antico si usava celebrare ed attribuire grande importanza a queste fasi cicliche solstiziali ed equinoziali, in quanto si vedeva nell'alternarsi dei cicli astronomici il manifestarsi dell'attività di entità divine. Oggi la scienza moderna tende a considerare queste celebrazioni come superstiziose, ma secondo i migliori esoteristi di oggi queste convinzioni antiche erano invece pienamente giustificate. Secondo questi maestri, infatti, l'umanità antica aveva una struttura animica molto diversa da quella attuale.
L'uomo antico era molto meno razionale di quello moderno, ma in compenso era dotato di una sorta di chiaroveggenza istintiva, che gli permetteva di percepire direttamente le entità spirituali e riconoscerne l'attività nel mondo della natura. Per questo le tradizioni antiche identificavano gli dèi negli astri e in tutte le manifestazioni naturali, non si trattava affatto di superstizioni ma di percezioni dirette.

Secondo il filosofo-occultista Rudolf Steiner, dove c'è un astro c'è un concentramento di attività spirituale, e l'astro fisico che noi percepiamo non è altro che un fatto esteriore dietro al quale si cela una possente attività spirituale operata da entità invisibili ai sensi ordinari, e tutti i cicli cosmici e naturali avvengono per opera di queste entità.
Con il passare dei secoli, l'umanità ha gradualmente perso la chiaroveggenza istintiva acquistando la razionalità, e in questo modo si è sviluppata la cultura scientifica attuale ma è andata perduta la capacità di percepire le entità spirituali. Secondo i maestri esoterici, si tratta di un percorso che l'umanità doveva seguire per inserirsi più profondamente nel mondo della materia fisica e lì sviluppare certe componenti animiche che soltanto nel mondo fisico possono essere sviluppate, poi in futuro la chiaroveggenza verrà recuperata ma in forma più evoluta, non sarà più un fatto istintivo ma una facoltà utilizzabile a comando.

Nel mondo antico, il Sole, con tutti i suoi cicli culminanti nei Solstizi e negli Equinozi, era considerato come la più grande delle espressioni dell'attività divina. Anche questo, sempre secondo Steiner, era del tutto giustificato in quanto dietro la forma esteriore del Sole fisico opera l'entità spirituale più evoluta del sistema solare, quell'entità che tante grandi tradizioni antiche, a cominciare da quella egizia, identificavano come una grande guida dell'umanità. Si tratta della stessa entità che il mondo cristiano ha riconosciuto nel Cristo, ma che era stata già riconosciuta sotto altri nomi da molte tradizioni pre-cristiane. Ecco allora che la nascita del Cristo viene celebrata oggi intorno ai giorni del Solstizio invernale, così come nell'antichità si celebrava nello stesso periodo la rinascita del Sole, che da quel momento riprende la sua fase ciclica ascendente.
Al di là delle varie forme con cui viene celebrato dalle tradizioni spirituali antiche e moderne, il Solstizio rappresenta comunque la celebrazione e il rinnovamento del profondo legame tra l'umanità e la sua grande Guida che l'accompagna nel suo percorso evolutivo.


Gabriele Bertani

Gli Scacchi esoterici







Per il loro simbolismo gli scacchi sono il gioco più significativo, poiché al pari dei Tarocchi essi rappresentano gli elementi sia della vita che della filosofia.
Chiamati il “gioco reale”, il passatempo preferito dai sovrani, essi nascono in India e in Cina per poi essere introdotti in Europa, come gioco fatto di esseri viventi mossi su pavimenti di marmo bianco e nero, dai principi dell’India Orientale, seduti sui sontuosi balconi.
Qualcuno fa nascere il gioco nell’antico Egitto, ma dai documenti iconografici e dalle sculture, si è scoperto che il loro gioco assomigliava più alla dama che agli scacchi, mentre in Cina i pezzi erano intagliati per assomigliare ai re e ai principi delle dinastie al potere, come ad esempio i Ming o i Manchi.
La scacchiera, composta di 64 caselle quadrate e alternate di colore bianco e nero simboleggia il pavimento (o piano) della Casa dei Misteri; in questo campo dell’esistenza o del pensiero si muovono delle figure intagliate, secondo una legge fissa.
Un’altra chiave di lettura della scacchiera è l’analogia con i 64 ideogrammi del Libro dei Mutamenti, o I-Ching; la disposizione dei 64 “Kua” è un mandala simbolo dell’Essenza Incondizionata che porta ad esistere.
Il Re Bianco è Ormuz, ed il Re Nero è Ahriman, e sul piano del cosmo rappresenta la grande guerra tra Luce e Oscurità, combattuta attraverso tutte le età.
Della costituzione filosofica dell’uomo i Re rappresentano lo Spirito, le Regine la Mente, gli Alfieri le Emozioni, i Cavalieri la Vitalità, le Torri il Corpo Fisico.
I pezzi schierati dalla parte del Re sono Positivi, quelli dalla parte della Regina Negativi; le pedine sono gli impulsi Sensori e le Facoltà Percettive, ossia le Otto Parti dell’Anima.
Il Re Bianco è l’Io e i suoi Veicoli (o corpi), il Re Nero il Non – Io, o Falso Ego e le sue forze; in questo modo il gioco degli scacchi rappresenta l’eterna lotta tra ogni parte che compone l’uomo contro l’ombra ( o anti – parte) di sé stesso.
La natura di ogni figura del gioco è rivelata dal tipo di movimento che la caratterizza, una geometria (sacra) del movimento: lineare il movimento del corpo (Torre), obliquo quello delle emozioni (Alfiere), mentre il Re (Spirito) non può essere catturato, ma perde la sua battaglia quando è circondato e non può che capitolare.
Esiste anche un sistema di gioco detto degli scacchi Enochiani, utilizzato dall’Ordine della Golden Dawn, che si rifà al sistema degli scacchi Rosacrociani e si compone di quattro separate scacchiere, simboleggianti i quattro elementi, ed i pezzi posizionati nel loro interno raffigurano divinità egizie, (20 nobili e 16 pedine, analoghi in numero ai 36 Arcani Minori dei Tarocchi), che si muovono in modo leggermente differente dal giuoco tradizionale.
In questa visione di gioco la concezione magico filosofica di base è quella delle Tavolette Enochiane e delle Chiamate Angeliche, e delle 16 figure geomantiche studiate e utilizzate anche da Alesteir Crowley nelle sue pratiche occulte.

di : Marco Grosso

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simbolismo astrologico della colonna vertebrale





Sin dall’antichità la colonna vertebrale venne associata alla simbologia dell’Albero in cui scorre la linfa vitale. Anche il corpo dell’uomo viene descritto nei testi sacri come un Albero, il quale, a livello ontologico, è rovesciato possiede perciò le radici in cielo e i rami in terra. Il tronco è la parte mediana che unisce il cielo alla terra, i pensieri all’azione. In questa parte mediana si trova la Colonna Vertebrale, bacchetta sapienziale associata allo strumento magico e trasmutatorio con cui magi e sacerdoti in tempi antichi compivano miracoli e prodigiose guarigioni.
Ognuno di noi possiede questa bacchetta magica, canale in cui scorre l’energia vitale dell’essere umano e il cui flusso è accordato in base alla capacità di ognuno di sapere vivere i differenti piani esistenziali con coscienza e saperli sapientemente integrare tra di loro.
Attraverso le successive esperienze del corpo fisco liberiamo questa energia vitale che scorre dentro il nostro Albero e il cui flusso è paragonabile a un fiume dorato e luminoso che sgorga dalle viscere della terra.
Questo fiume, fonte di pienezza, vitalità e godimento per l’essere umano, è il midollo spinale che scorre all’interno della colonna vertebrale nella parte mediana del nostro albero corporeo.
Le ultime diramazioni del midollo spinale si trovano a livello delle vertebre lombari per perdersi definitivamente nella regione sacrale coggigea.
Fino ai primi tre mesi di vita questo fiume di energia scende dalla testa, dove trionfa in una corona raggiante (VII chakra), fino al coccige. Dopo questo stadio, dilatandosi il canale midollare, risale fino alla seconda vertebra lombare dove pone il suo limite definitivo.
Il midollo spinale deposita dunque, a quest’epoca, una memoria ancestrale alla base della colonna vertebrale, un “segreto” che darebbe nome al sacro e alle vertebre sacrali!
All’ombra delle acque uterine nasce la vita del corpo, all’ombra delle vertebre sacrali nasce la nostra vita cosciente attraverso lo sviluppo della sessualità, poiché ogni tappa lungo questo asse di mezzo, che costruisce il nostro equilibrio, la nostra indipendenza e rettitudine, è altresì una tappa nell’esistenza umana e nella crescita della sua coscienza universale.
La zona sacrale in cui il midollo svanisce è anche l’inizio della vita adolescenziale per l’essere umano, il luogo dove si costruisce il primo “io” separato dal sé parentale.
Le vertebre sacrali e le vertebre lombari, che vengono forgiate simbolicamente in questo periodo, non sono visitate dal “fuoco divino”se non tramite una memoria segreta sigillata nelle ultime quattro ossa della regione coggigea: la notte da cui l’uomo proviene contiene il segreto del suo nome e del suo cammino terrestre e universale. Il numero quattro è sempre simbolo di un arresto di un’inversione dall’esterno all’interno, che sia prigione, prova, protezione domestica, tomba o tempo di preparazione questo arresto rappresentato dal quattro è matrice e poi scoperta nell’uomo del proprio essere divino. Il coccige costituisce la prima porta che ci conduce all’esistenza fisica e ci dona la capacità di sopravvivenza. Il quattro si unirà al tre numero, la scoperta divina, nel percorso delle 12 vertebre dorsali e il quadrilatero rappresentato dal tronco sarà allora il luogo d’attesa dove l’uomo sperimenta e forgia la capacità creativa liberata nella regione sacrale.
Questo seme di fuoco maturato nelle viscere della terra e fatto crescere nella fornace del quadrilatero dorsale, diverrà il frutto da cogliere lungo l’ultima tappa rappresentata dalle vertebre cervicali. Il numero sette è il numero della perfezione perché è indivisibile e non ha multipli nei primi dieci numeri, per questo da sempre associato alla divinità, all’essere che si compie in virtù delle proprie potenzialità.
La colonna vertebrale si prefigura quindi come Albero della Vita perché il suo fine ultimo e il suo vero utilizzo trascende la dualità delle conoscenze umane: lungo questo canale si conciliano le antinomie, si oltrepassa il paradosso, ogni tappa è una conquista interiore, equilibrio, centro, energia pura non sottomessa ai contrasti, ogni porta è vitalità che cresce, benessere, intelligenza che si lascia penetrare e che rende di nuovo all’uomo la sua vera natura universale e divina.

Il simbolismo astrologico
La colonna vertebrale è da sempre legata alla polarità Sole-Luna/Saturno.
Insieme questi tre pianeti rappresentano tutti e quattro gli elementi della tradizione esoterica e possiamo dire che siano in un certo senso alla guida delle energie, espresse sotto varie forme e simbologie, di questi elementi. La Luna è essenzialmente matrice dell’Acqua, creatrice e distruttrice di ogni forma di vita che nasce e muore nel segreto e nel silenzio del mondo sub-acquatico. Il Sole è fonte di luce e calore, espressione della divinità identificata col Fuoco.
L’Acqua e il Fuoco insieme sono espressione di vitalità, energia, fluire inarrestabile del flusso vitale. Dall’interazione di questi due elementi la vita materiale prende coscienza, espressione e movimento.
L’energia propulsiva di questi elementi è incanalata e spinta verso la crescita dalla Terra e dall’Aria.
Alla guida degli elementi Terra e Aria troviamo Saturno il principio cristallizzatore, condensatore, raffreddante e conservatore che si pone come polo opposto e complementare al fiume vitale costituito dalle energie dell’Acqua e del Fuoco, della Luna e del Sole.
La struttura ossea della colonna vertebrale è governata da Saturno e costituisce un canale per la forza vitale che vi fluisce all’interno: il midollo spinale e le sue innervazioni. Questo fiume che scorre all’interno del condotto vertebrale è uno e duplice: in esso si alternano, si combinano e si equilibrano le correnti energetiche positive e irradianti rappresentate dal Sole e dall’elemento Fuoco e quelle negative e coagulanti rappresentate dalla Luna e dall’elemento Acqua. La simbologia dell’Albero bene esprime l’alternarsi di queste forze all’interno dei processi della natura: la vita che perennemente scorre aldilà del manifestarsi delle stagioni.
Anticamente, presso i celti ad esempio, gli alberi spogli durante la stagione invernale erano simbolo delle forze che si ritirano nel ventre della Madre Terra, della capacità della forza vitale di attraversare il golfo della Morte per ri-manifestarsi con vigore durante la primavera. La forza con cui la vita ri-sbocciava era dunque sinonimo della capacità di ognuno di attraversare con fermezza le difficoltà e le esperienze esistenziali rappresentate da Saturno. Questo pianeta, nella simbologia astrologica, governa lo spleen, il centro psichico che regola il flusso della vitalità nel corpo, con precisione Saturno concede a ognuno la dose di vitalità guadagnata attraverso le aspirazioni e le esperienze della vita. Gli alberi millenari sono da sempre simbolo di immortalità, di capacità del corpo di sapersi rigenerare, di attingere cioè forza dalle viscere della Terra, di attraversare l’abisso e governare la paura..
Nel simbolismo astrologico le ripartizioni della colonna vertebrale sono significative.
Le sette vertebre cervicali del collo sono associate ai sette pianeti della tradizione esoterica.
La prima vertebra, l’Atlante è governata da Saturno, la seconda, l’Epistrofeo, da Giove, le altre cinque di seguito rispettivamente da Marte, il Sole, Venere, Mercurio e la Luna.
Le vertebre cervicali sono quindi connesse alla capacità di saper utilizzare i sette raggi della tradizione esoterica, le energie costruttive principali da cui discendono tutti gli altri raggi. Queste energie guida sono da sempre associate ai sette pianeti ma anche alle sette note musicali, ai sette colori dello spettro solare e, nella tradizione orientale, ai sette chakra maestri.
In questa parte della colonna che supporta la testa si concentrano particolarmente le tensioni e gli sforzi ed è per questo, in alcuni individui, una zona spesso bloccata o irrigidita .
Le dodici vertebre dorsali sono associate alle 12 energie dei segni zodiacali. La prima vertebra è governata dall’Ariete e le altre undici dai segni che seguono in successione nello zodiaco.
La spina dorsale è particolarmente connessa all’elemento fuoco e alle energie marziali dell’Ariete. Le dodici vertebre che la compongono sorreggono le coste che formano la gabbia toracica e proteggono il cuore.
Fino a quando l’individuo non ha preso governo dei piani inferiori e fisici questa cavità è come una stalla in cui risiedono le energie animali dell’uomo e i suoi turbolenti desideri personali.
Le cinque vertebre lombari sono connesse con i quattro elementi, Fuoco, Terra, Aria, Acqua più un quinto elemento il più sottile e impalpabile: l’Etere che li permea tutti.
Sotto la regione lombare troviamo il sacro formato da cinque reminescenze di vertebre e le quattro ossa del coggige saldate insieme. Questi nove segmenti ossei sono associati all’aldilà, alle regioni sconosciute delle viscere della Terra nelle quali, si pensava, risiedesse un Fuoco imperituro.
E’ in questa stazione che risiede il germe della nostra vita, il segreto del “Nome” come direbbero i cabalisti o il fuoco kundalini per la tradizione orientale.
Questa energia sale dal basso, emerge come un drago di fuoco dalle acque oscure da cui la vita proviene e ritorna. Il “serpente di fuoco” sale dalla base della spina quando la nostra coscienza ha affrontato il mistero dell’ignoto e la paura del medesimo, quando cioè si è confrontata con Saturno, il drago maestro che rappresenta le prove che ci pervengono attraverso l’esperienza esistenziale. Ogni esperienza è l’incrocio di due coordinate che la mente umana deve superare, un quesito e un enigma che la vita ci pone: la via del centro ci permette di superare le prove, conciliare gli opposti, sopportare il paradosso e proseguire diritti lungo il sentiero della vita che è conoscenza e conquista delle nostre terre interiori.
Le porte principali che ci aprono verso questo cammino sono simboleggiate dalle regioni della colonna vertebrale e dai sette chakra maestri che sono collocati lungo la medesima. Quando l’energia sbloccata sale dai piani inferiori, l’attraversamento di queste porte conduce al godimento e alla pienezza sui quattro piani dell’essere: fisico, emotivo, psichico e mentale; fino al godimento finale che ci fa assaporare contemporaneamente la vita su tutti questi piani. La totale illuminazione del corpo che ne consegue abbatte ogni senso di separatezza tra l’interno e l’esterno, tra l’alto e il basso aprendoci a uno stato di coscienza in cui non si percepiscono più confini, pregiudizi e paure ma in cui prevale un senso di estasi e di sublime comunione con tutte le cose.

Elisabeth Mantovani

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domenica 6 giugno 2010

METEORE ....

L’Occhio infinito di Galileo: duemila anni di astronomia





Il 2009 è stato l’anno mondiale dell’Astronomia, ricorrendo i 400 anni dalla costruzione del primo telescopio dovuto a Galileo Galilei. L’opera del sommo studioso pisano rappresenta la nascita della ricerca sperimentale e l’inizio della Scienza moderna. Con lui si comincia a prendere coscienza della fisica dell’Universo, non più un sistema essenzialmente statico descritto in termini religiosi e matematici, ma un’entità complessa e variabile. Dopo Galileo non si potrà più tornare indietro come invece era successo dopo le geniali previsioni degli antichi greci.

Il mondo scientifico ha organizzato grandi celebrazioni. Noi volevamo fare qualcosa di diverso. Probabilmente pochi, al di fuori degli esperti, hanno mai letto il suo Sidereus Nuncius, l’opera con la quale annunziò e descrisse le prime osservazioni al telescopio. E’ invece una lettura esaltante e coinvolgente. Un testo ancora oggi modernissimo e rivoluzionario che dovrebbe essere conosciuto da tutti in un momento in cui il mondo ha grande carenza di fantasia, di valori e di stimoli conoscitivi. Crediamo fortemente che una sua lettura attenta e critica, una sua giusta collocazione temporale e un’estrapolazione ai tempi odierni rappresenti un doveroso omaggio al grande astronomo italiano e nel frattempo sarebbe ampiamente apprezzata da tutti coloro che hanno ancora voglia di sapere e di imparare.

Tuttavia, per comprendere appieno il Sidereus e le altre opere galileiane è necessario avere un’idea anche sommaria di quanto sia successo nei secoli precedenti, a partire dall’antica Grecia, dove i primi segnali di una rivoluzione astronomica epocale si erano già sentiti chiaramente. E bisogna anche investigare le ragioni del profondo buio conoscitivo che è arrivato fino a Copernico. Solo così l’opera di Galileo risplenderà completamente della sua vera luce.

Il sottoscritto, con la collaborazione dell’amico Domenico Licchelli dell’Università di Lecce, ha preparato un libro che mira proprio a questo scopo. La pubblicazione del libro dal titolo “L’occhio infinito di Galileo” è stata totalmente sponsorizzata da un industriale amante dei misteri dell’Universo, ma la sua tiratura è stata estremamente limitata. Ne è conseguito che le copie sono andate subito esaurite. Ma non potevo certo permettere che i cari amici di Astronomia.com ne rimanessero esclusi… E allora ecco l’idea di presentarlo su queste pagine.

Il progetto che presentiamo (a puntate, ovviamente) vuole proprio fare questo e utilizzare un linguaggio molto divulgativo sì da essere compreso anche dai più giovani e dai meno esperti. Accoglie immagini e diagrammi esplicativi e si conclude anche con un paio di racconti di “fantastoria”, tra il tragico e il faceto, che hanno sempre il Sidereus Nuncius come motivo conduttore: un modo diverso per capire l’importanza estrema della rivoluzione galileiana. Normalmente, le parti più matematiche e “difficili” sono state inserite nelle didascalie delle figure, in modo da rendere la lettura del testo più scorrevole per tutti. Ovviamente, Astronomia.com è sempre pronta a spiegare ed entrare nei dettagli, rispondendo puntualmente a chi avesse dubbi o incertezze.

S’inizia con alcune considerazioni generali, poi si passa alla storia delle massime conquiste greche (spesso troppo in fretta dimenticate o rifiutate). Si prosegue con i secoli bui fino a giungere alla rivoluzione copernicana. Siamo allora pronti a comprendere Galileo e i suoi grandi contemporanei.
Ma l’Universo degli antichi greci e di Galileo Galilei non si è certo fermato. Il Cosmo ci domina e ci dominerà per sempre. E non deve essere solo un motivo di studio per i professionisti e i ricercatori. Il cielo stellato è aperto a tutti. Basta guardarlo e sentirne la potenza e la complessa semplicità o se volete la semplice complessità.

Ecco, in sintesi, lo schema del progetto che uscirà a ritmo più o meno periodico su queste pagine:

1. Prima di Galileo: la luce dei greci e il buio del medioevo
2. Galileo Galilei: chi era costui?
3. Rileggiamo il Sidereus Nuncius: l’occhio infinito
4. I “magnifici tre”: la rivoluzione dell’astronomia
5. Sidereus Nuncius 2010 : e se Galileo nascesse oggi ?

Buona lettura!

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Il soffio delle balene spaziali




“Soffia! Soffia!” Questo era l’urlo lanciato dalle vedette poste in cima agli alberi delle vecchie baleniere quando il cetaceo veniva localizzato attraverso il suo soffio. L’acqua ingoiata dai giganteschi mammiferi marini, filtrata dei suoi microscopici gamberetti, era scaraventata all’esterno dallo sfiatatoio posto sopra il capo dell’animale sotto forma di alti getti di vapore. Cosa possono avere mai a che fare con Moby Dick i nostri giganteschi Buchi Neri? Beh… sembra che facciano qualcosa di molto simile anche se su scala ben più grande…

Sappiamo che al centro di molte galassie risiedono supermassicci Buchi Neri che possono anche raggiungere masse di milioni di volte quella del Sole. Essi agiscono come “mostri” in agguato, pronti a inghiottire la materia che li circonda per mezzo della loro fantastica attrazione gravitazionale. Le osservazioni X mostrano chiaramente che un’enorme quantità di energia è prodotta da questo materiale che cade dentro le fauci del gigante. Parte di essa viene “risputata” fuori (prima ancora che entri all’interno dell’orizzonte degli eventi altrimenti non potrebbe più uscire…) attraverso getti di materia di potenza estrema. Si pensava che la materia scaraventata da questi getti coinvolgesse solo gas posto all’interno della galassia. Invece, la nuova ricerca ha mostrato che questo spaventoso “soffio” si propaga anche nello spazio tra galassia e galassia e può spostare il gas intergalattico che si trova negli ammassi.


Immagine a falsi colori della regione centrale di un ammasso galattico osservato nella lunghezza d’onda dei raggi X. I getti emessi da un buco nero immenso posto al centro di una galassia attiva (macchie violette) si propagano nello spazio tra galassia e galassia. (Fonte: S. Giodini/A. Finoguenov/MPE)

Questo fatto dimostra che i Buchi Neri interagiscono direttamente con lo spazio circostante e i suoi getti trasportano e spostano immense quantità di gas intergalattico. Questo spiega molto bene la scarsità di gas che si osserva negli spazi “vuoti” tra galassia e galassia appartenenti agli ammassi che legano tra loro gravitazionalmente le più grandi strutture cosmiche. Studiando ben 300 gruppi di galassie attraverso osservazioni X, il gruppo di ricercatori del Max Planck Institute di Monaco ha mostrato chiaramente che l’attività dei Buchi Neri al centro di galassie attive ha drammatici effetti sullo spazio circostante. L’energia che essi emettono riesce a addirittura a espellere il gas intergalattico fino a farlo uscire dal campo gravitazionale dell’intero ammasso. La potenza dei getti è tale da coinvolgere spostamenti di gas fino a distanze paragonabili a quella esistente tra la Via Lattea e Andromeda.

Il mistero della massa di gas mancante all’interno dei gruppi di galassie è stato risolto e ancora una volta i Buchi Neri si impongono tra gli oggetti più fondamentali nel modellare la struttura a grande scala dell’Universo. Ciò capita soltanto negli ammassi non troppo massicci. In questi ultimi l’energia emessa dai buchi neri non riesce a strappare il gas all’attrazione gravitazionale dell’insieme numerosissimo di galassie che compongono l’ammasso.
“Soffia! Soffia!”…

Un regalo dello Space Telescope





L’immagine che voglio mostravi è veramente incredibile e spettacolare e forse supera addirittura quella più famosa dei “pilastri della creazione” nella nebulosa dell’Aquila. Sembra proprio un mostro preistorico o - se volete - un elefante che protende la sua proboscide verso l’alto. Insomma, quello che la vostra immaginazione preferisce… Ma il risultato è sempre lo stesso: stupefacente e meraviglioso!


Il pilastro di gas e polvere sulla destra ha dimensione superiori all’anno luce e contiene alla sua estremità superiore una stella che, pur se invisibile, si fa notare per i getti che fuoriescono dalla “proboscide” (linea bianca quasi orizzontale). E’ una stella che sta nascendo e che lancia nello spazio un fascio di particelle ad altissima velocità (centinaia di chilometri al secondo) che interagiscono col gas della nube e lo distruggono rapidamente. Questi oggetti prendono il nome tecnico di Herbig-Haro e i getti sono generalmente allineati con l’asse di rotazione dell’astro nascente. Questo pilastro di gas e polvere verrà presto distrutto completamente dalle stelle che si stanno formando (in meno di 100000 anni) e darà alla luce un ammasso aperto. La nube di gas e polvere più tozza (sulla sinistra) termina anch’essa verso l’alto con un altro oggetto Herbig-Haro (linea bianca leggermente inclinata verso destra)

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La Cometa

La Cometa

Durante il mio incredibile viaggio a tutta velocità nello spazio, scoprii ben presto di non essere l’unico a cui era successo. Innumerevoli particelle sfrecciavano come me nel cosmo. Ci avvistavamo di sfuggita, per poi perderci nell’immensità del cielo. Con alcuni però, che viaggiavano nella mia stessa direzione, ho percorso lunghissimi tratti fianco a fianco. Erano per lo più fotoni, ma c’erano anche alcuni elettroni, neutrini, e perfino….sì, perfino delle antiparticelle! In qualche occasione mi sono trovato a distanza pericolosamente e spaventosamente vicina a un….un….un antiprotone! Non riesco nemmeno a pronunciare quella parola. Per me è un po’ come il “Tu sai chi” di Harry Potter! Per fortuna non ci siamo scontrati, altrimenti sarebbe stata la fine della nostra vita da barioni. Sapevo che c’era ancora tanto da esplorare e sperimentare sotto forma di barione, e non volevo rinunciare alla mia natura. Immagino che per gli antiprotoni fosse la stessa cosa. Non li invidio, poverini…per loro l’universo è pieno di insidie, essendo composto quasi esclusivamente da materia.
I raggi cosmici non sono particolarmente simpatici agli esseri umani, lo so. Stanno antipatici ai fisici, che spesso nascondono i loro laboratori nel sottosuolo per evitare che interferiscano con le loro apparecchiature. Non li sopportano poi gli scienziati che utilizzano i satelliti che orbitano la Terra, perché in mancanza dello schermo protettivo dell’atmosfera, possono provocare gravi danni alle strumentazioni. Li temono soprattutto gli astronauti, per i quali i raggi cosmici costituiscono una vera minaccia alla loro incolumità. Epure, i ricercatori terrestri hanno appreso molto da noi – beh, io non sono più uno di loro, ma lo sono stato, e ne sono fiero. Studiando la nostra radiazione infatti è stata scoperta l’antimateria, e si è sviluppata la fisica delle particelle.
Ma questo accadde molto tempo dopo. Scusate la digressione, ritorno al mio viaggio vertiginoso e elettrizzante. Correvo da così tanto tempo, ormai iniziavo a pensare che lo spazio fosse davvero infinito e avrei continuato a volare, leggero elibero, per l’eternità. E invece, qualcosa fermò la mia corsa.
Una forza intensissima deviò la mia traiettoria rettilinea, prima lievemente, poi l’attrazione diventò brusca e irrefrenabile. Ricordai l’effetto che aveva avuto su di me la materia della nebulosa e capii che anche questa volta, era la gravità ad avere il sopravvento. Ben presto comparve una grande massa di materia, e io ci caddi sopra.
Era diversa dalla nebulosa al momento del mio arrivo. La densità delle particelle era maggiore, cosicché il corpo celeste risultava compatto e solido. La maggior parte degli atomi non esisteva da sola, ma raggruppata a due o più; avevo già visto queste strutture sulla nebulosa, ma qui erano la norma. Immediatamente, un elettrone mi si appiccicò, ero ritornato un atomo di idrogeno vero e proprio. Ancora in preda ai rimorsi per aver maltrattato e ignorato il mio primo elettrone, salutai il mio nuovo fastidioso compagno, cercando di essere amichevole. Lui sembrò felicissimo della mia accoglienza, e mi assalì con un fiume di parole, esprimendomi tutta la sua felicità per aver finalmente trovato un nucleo. Presto però, appagato, iniziò a confabulare con gli elettroni di due atomi straordinariamente vicini a noi: uno era un atomo di idrogeno come me, un protone e un elettrone; l’altro era un atomo di ossigeno, conteneva cioè 6 protoni, 6 neutroni e 6 elettroni. Osservai rapito l’ossigeno. Ora sapevo che queste particelle erano state nel nucleo di una stella. Che bello! Avrei potuto parlare con i protoni, farmi raccontare le loro esperienze e raccontare loro le mie vicende sulla superficie della stella, e poi come raggio cosmico. Pregustando già la serenità di un periodo tranquillo, fatto di interessanti conversazioni con i miei simili, mi protesi verso i due nuclei. Il mio scaltro elettrone ne aprofittò. D’acordo con gli elettroni dei due atomi vicini, a quanto pare, si unì a loro e tutti e 8 iniziarono a gironzolare intorno ai tre nuclei degli atomi.
Non avevo più un solo elettrone che mi pedinava, ma ben 8! Quei gruppetti di atomi uniti che avevo già osservato anche sulla nebulosa…ora io ne facevo parte. Erano molecole. E noi Avevamo formato una molecola d’acqua.H2O, la formula dell’acqua, indica appunto la presenza nella molecola di 2 atomi di idrogeno “H” e uno di ossigeno “O”.
Era una condizione davvero nuova. Io, abituato alla libertà assolutta, in esplorazione solitaria da miliardi di anni, ora ero intrappolato in una molecola. Fu dura all’inizio, ma il mio desiderio di condivisione e di compagnia ora non era inferiore alla mia sete di libertà. Finii quindi per abituarmi allo stato di molecola, anzi, direi che dopo qualche annetto di assestamento, finii per esserne addirittura felice! Col tempo diventammo un gruppo affiatatissimo. Imparammo a conoscerci e a rispettarci. Ricordai quello che diceva il mio amico Procolo: anche se sembriamo tutti uguali, e se esiste un numero esorbitante di particelle come noi, ognuno è diverso, ognuno è se stesso. Aveva ragione, i miei nuovi amici avevano ognuno una storia particolare, e un modo tutto loro di raccontarla, e di viverla.
Tramite il passaparola, da una molecola all’altra, apprendemmo di essere parte di un corpo celeste ben diverso da una nebulosa, tanto meno una stella. Era un oggetto molto freddo, di forma irregolare, largo circa 50 km, composto soprattutto da molecole di acqua come noi, sotto forma di ghiaccio, ma che conteneva anche una varietà straordinaria di molecole a me finora totalmente sconosciute, come metano, ammoniaca, anidride carbonica, silicati. Eravamo parte di una cometa!
Per un bel po’ di anni la vita procedette tranquilla e senza particolari scosse. Ma il panorama cambiava continuamente. Le stelle nel cielo sembravano mutare posizione. In particolare, presto avvistammo la luce di una stellina che diventava ogni giorno più grande. Ciò indicava che la cometa rivolveva attorno alla stella in un’orbita ellittica, che la stava ora portando a distanza sempre più ravvicinata. Mi piaceva perdermi in quei panorami mozzafiato. Mi piaceva osservare le stelle, sapendo di esserne stato parte. Man mano che quella stella diventava più grande e luminosa, cominciai anche a chiedermi cosa sarebbe accaduto quando ci fossimo trovati a stretto contatto con lei. Ma in fondo, perché farsi troppe domande? Preferivo godermi il viaggio, sapendo che presto, in ogni caso, inevitabilmente lo avrei scoperto.

a cura di Francesca Diodati

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IL TIMONE DELLE STELLE



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Il Timone delle Stelle


In questa sezione vengono raccolti interventi ed articoli su discipline ermetiche ed esoteriche.Per informazioni info@larosenoire.itIl Timone delle StelleArticolo pubblicato su Rosa Selvaggia (http://www.rosaselvaggia.com/)Il mondo animico è da sempre il regno della Luna.In tutte le religioni essa simboleggia la Divina Madre, Maria, Iside, creatrice e distruttrice di ogni forma e veicolo vitale.I suoi cicli sono la testimonianza più esaustiva della reincarnazione attraverso cui la vita universale si rinnova e si perpetua: un ciclo continuo di nascita, maturazione, morte, disintegrazione e rinascita in nuovi corpi, attraverso nuove forme.Costantemente la Luna crea,distrugge e ricrea nuovi veicoli attraverso i quali splende la luce divina della Vita.Non tutti sono a conoscenza di un altro Zodiaco, un altro sentiero basato sulle rivoluzioni della Luna intorno alla Terra durante il corso di un anno e che riflette, nella vita animica e subconscia dell'Umanità, le vibrazioni più sottili dei segni dello Zodiaco.Nello Zodiaco lunare, tuttavia, sono supposti esserci 13 segni, perchè le lunazioni (i cicli lunari) durante un anno sono più di dodici e meno di tredici.E' dimostrato che gli antichi conoscevano ed usavano lo Zodiaco lunare con scopi magici e profetici.Certamente era in uso presso i celti Druidi: il loro calendario constava di tredici mesi, ciascuno composto da 28 giorni.Un giorno extra fu poi aggiunto per raggiungere i 365 giorni dell'anno solare.Questi popoli costruirono come osservatori gruppi circolari di pietre che servivano loro quali strumenti per la stesura dei calendari, lo studio dei movimenti planetari ma anche, come sempre più recenti studi dimostrano, per scopi magici e profetici.(fig 1) Molti di questi "cerchi di pietre" esistono ancora in Francia e nelle isole britanniche.L'osservazioni di questi monumenti ci rivela che i Druidi assegnarono un'importanza determinante alla stella denominata CAPELLA, il cui nome significa "Piccola Capra".Molti allineamenti pitrei convergono a questa stella che si trova nella costellazione di Auriga.E' proprio questa costellazione che sembra essere legata al misterioso tredicesimo segno dello Zodiaco lunare: ARACHNE, il segno della pura forza psichica."Tredici", scrive John Vogh in Arachne Rising, è irragionevole, numero difficile, appropriato al regno dell'irrazionale, dei sogni, delle paure e dei desideri subconsci...".Tredici è anche il numero che designa Cristo, cioè la Luce che splende attraverso un corpo che è diventato Uno con l'Universo, grazie alla gestione delle proprie risorse.La Luna non solo simboleggia la madre, la donna, il mondo femminile in generale, ma anche il mondo animico, quella parte ricettiva e sensibile della natura umana che attraverso le sensazioni, che assorbe e riflette durante le esperienze fisiche, costruisce le condizioni del mondo psichico e astrale.La vita animica è da sempre associata all'elemento acqua e, proprio come la Luna governa le maree, così essa influisce più di quanto possiamo immaginare, sulle piu' sottili e recondide maree della coscienza umana.E' signora di quel mondo interiore e segreto da cui emergiamo alla nascita, nel quale ci immergiamo durante il sonno e al quale ritorniamo dopo la morte fisica.Nello Zodiaco lunare non troviamo soltanto i quattro elementi della tradizione esoterica-terra, acqua, fuoco, aria-ma anche un quinto elemento: l'ETERE, che si manifesta proprio attraverso il tredicesimo segno lunare.Questo segno è situato tra gli ultimi 5° del segno del Toro e i primi 23° del segno dei Gemelli, il primo governato da Venere, il secondo da Mercurio.Esso combina dunque le qualità di questi due pianeti associati al chackra (canale dell'energia) del cuore, cioè al canale di pura luce che ci lega alle sfere più alte ed alle energie universali più sottili guidando l'anima durante l'incarnazione, permettendole di raggiungere l'armonia e la sintonia con l'Universo e portandoci, infine, al governo di noi stessi e alla comprensione del nostro cammino. La storia mitologica di Arachne, la dea greca che sembra descrivere il tredicesimo segno lunare, è un'allegoria di questa forza segreta, misteriosa e potente.Ella intesseva tappeti così belli,da far invidia persino ad Athena,dea greca della guerra e della saggezza, la quale la sfidò in una competizione.Il tappeto intessuto da Arachne venne giudicato dagli dei il piu' bello, tanto che Athena si adirò e transmutò la dea tessitrice in un ragno condannandola a tessere per sempre.Arachne, appesa al suo telaio come un ragno alla sua tela, fu assunta in cielo dagli dei e le sue trame di luce intessono il tappeto del karma umano che lega le anime tra loro affinchè ogni pesantezza sia tramutata in luce e ogni bilancio risanato. Il segno di Arachne sembra, come abbiamo visto, è legato alla costellazione di AURIGA, la cui stella principale, Capella, destò il vivo interesse dei Celti.E' significativo che il tappeto intessuto secondo leggenda da Arachne contenga 13 figure che sembrano simboleggiare i tredici segni dell'oroscopo lunare.Seguendo la versione di Ovidio, riportata nei testi di John Vogh, esse vengono così descritte:
Giove tramutato in Toro seduce Europa (TORO)
Giove insegue Asteria (?)
Giove seduce Leda,che partorisce due Gemelli (GEMELLI)
Nettuno è travestito da dio del fiume (CANCRO)
Febo si veste con una pelle di Leone (LEONE)
Erigone la vergine (VERGINE)
Dana porta pesi d'oro nel grembo (BILANCIA)
Giove è un serpente chiazzato (SCORPIONE)
Nascita del centauro Chirone (SAGITTARIO)
Nettuno,il signore del mare,travestito da ariete (CAPRICORNO)
Giove che seduce la figlia del fiume (ACQUARIO)
Nettuno è travestito da delfino (PESCI)
Apollo è travestito da pastore (ARIETE) Come possiamo notare tredici figure richiamano le simbologie dei segni zodiacali, tranne una che è velata sotto il nome di Asteria,"del cielo stellato": Arachne tesse compiutamente solo dodici costellazioni riservando probabilmente la tredicesima,"del cielo stellato", per se stessa.E' dunque il segno di Arachne l'origine dei dodici segni? Se così fosse la costellazione di Auriga che corrisponde ad esso, potrebbe essere intesa come un modello dell'intero Zodiaco: essa è infatti l'unica costellazione nelle vicinanze dell'Eclittica, che consta esattamente di dodici stelle.Assegnando ad ogni stella il nome di un segno zodiacale, cominciamo logicamente coi Gemelli, segno che segue Arachne nell'oroscopo lunare, all'estremità prossima all'omonima costellazione (fig.1) e terminiamo quindi con il Toro, anch'esso prossimo alla costellazione da cui prende nome.Vediamo in questa corrispondenza che il Capricorno è associato proprio a Capella il cui termine, come sappiamo, significa "Piccola Capra".Questa è l'unica stella in tutto l'emisfero alla quale sia stato assegnato un nome connesso con la Capra.Ma il Capricorno è anche il segno dello Zodiaco solare legato al Solsizio d'inverno: quando Cristo il "sole bambino" nasce nella caverna!"Uomo conosci te stesso e conoscerai Dio". E' forse per questo che così tanti cerchi di pietre erano allineati alla stella Capella? La piccola stella dello Zodiaco associata all'anima umana, alla Luna, la divina Madre nutrice che, come Arianna* nel labirinto del Minotauro, dona ai figli che entrano il labirinto dell'esperienza terrestre, un magico, puro filo di luce (anima).Questo filo ci tiene legati alla sorgente divina attraverso le battaglie di gioia e dolore, conforto e frustrazione della vita terrestre, finchè non arriviamo a vincere il Minotauro, il nostro "io inferiore", a controllare e transmutare le forze elementari della nostra natura materica.I saggi responsabili della costruzione di questi antichi cerchi di pietre, conoscevano dunque il segreto di come guidare e infondere nelle profondità della Terra, questo divino, magico potere: un potere "che tiene le stelle e i pianeti legati al loro corso, che governa il destino e l'evoluzione dei mondi aldilà della nostra umana concezione." L'evoluzione dell'anima umana, attraverso le tappe dei dodici segni, è scolpita e ritratta nella pietra sotto forma di Sfinge e raccontata coi simboli di creature leggendarie che ci mostrano torsi umani su di un corpo animale, come ad esempio il Sagittario.Quando l'anima, attraverso le esperienze della vita mortale, trascende i bisogni e i desideri del corpo fisico e sviluppa con estensione i corpi mentali, raggiunge uno stadio di profonda conoscenza che sintetizza e unisce i corpi fisici e mentali ad un livello superiore.E' allora sulla strada della saggezza che porta alla luce, alla conoscenza e all'unione con l'Universo, al progresso dall'Umanità Figlia di Dio all'Umanità Divina.*altra forma della simbologia di Arachne e della luce lunare:Arianna significa"la piu' pura".


DI : Elisabeth Mantovani